I Compagni sono i componenti del partito comunista, ma anche quelli che hanno partecipato alla Resistenza italiana: da cosa deriva questa denominazione?
L’Italia è un paese che arranca, questo è sotto gli occhi di tutti, fa fatica a costruire sul passato, piuttosto preferisce che esso si reiteri all’infinito. È per questo che ancora oggi, nonostante il fascismo sia apologia di reato e il comunismo non esista più perché siamo chi più chi meno tutti figli di un capitalismo smoderato, ancora si parla di comunisti e fascisti, anche in politica (per non parlare poi negli scontri ideologici durante i cortei di protesta).
Quando chiamiamo una persona ‘Compagno’, in Italia, non sempre si viene compresi, perché il termine si rifà sia al concetto di ‘amico’, appunto, ma acnche al concetto di ‘comunista’, appartenente a quel partito e a quell’ideologia. Ma perché i comunisti di ieri, e coloro che si definiscono esserlo oggi, si chiamano Compagni?
Il termine compagno è un appellativo utilizzato in politica per indicare un individuo che cerca la propria realizzazione attraverso un progetto, appunto, ‘comune’, di tipo solidale e collettivistico. Termine da sempre usato tra i militanti socialisti, poi dopo la fondazione del partito, è stato utilizzato dai comunisti.
Facendo un passo a ritroso nella storia, finiamo all’Ottocento. In questo periodo, in Italia, era già in utilizzo il termine tra coloro che si erano organizzati per opporsi al capitalismo, e successivamente fra i militanti di partiti d’ispirazione marxista. In generale, nella cultura anarchica di sinistra, il compagno veniva identificato come un soggetto come gli altri, comune, proprio per riferirsi al concetto di Marx secondo cui il capitalismo creava classi e diseguaglianze laddove non dovevano esserci.
Quindi l’identificarsi con l’Altro lo faceva diventare un Compagno, un amico, uno come noi, e per questo facente parte dello stesso gruppo. Il filosofo Jean-Paul Sartre ha parlato nel 1960 del cosiddetto gruppo-in-fusione che mira ad una finalità-progetto. Per Sartre, si è compagni solo se si ha un progetto comune da compiere insieme, in questo senso, la sua idea rimarcava il fatto di dover condividere con gli altri un qualcosa che va oltre le differenze.
Nelle opposte ideologie fasciste è presente un termine analogo, cioè camerata. In questo caso si può sentire il tono più impostato del termine, non si è compagni ma una camerata, con cui si condividono obiettivi. Ernesto Che Guevara definisce il termine “Compagno” come colui che è capace di indignarsi di fronte alle ingiustizie del mondo.
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