La proposta in due emendamenti nel decreto Milleproroghe parla chiaro: la pensione per i medici si allontana ancora e sale l’età pensionabile.
L’annosa questione delle pensioni in Italia, sia che si tratti di aumenti per chi è già pensionato che di raggiungimento della stessa per chi è vicino alla meta, mette ogni volta in crisi qualsiasi partito sia al governo. La pensione è un affare pubblico che ha a che fare direttamente con la spesa pubblica e con lo Stato Sociale, motivo per cui le promesse dei partiti si scontrano con l’effettiva realtà economica del Paese.
E nessuna categoria si salva. Nemmeno quella dei medici che potrebbero restare in servizio fino a 72 anni, nel caso in cui passasse la proposta del senatore Antonio De Poli, presidente del gruppo Civici d’Italia-Noi Moderati-Maie al Senato, e di Massimiliano Romeo della Lega. In altre parole, se i due emendamenti contenuti nel decreto “Milleproroghe” dovesse essere approvata, l’età pensionabile si allontanerebbe almeno fino al 2026.
Una prospettiva, questa già paventata durante i lavori per la legge di Bilancio da parte della maggioranza, per nulla gradita dai diretti interessati. Tant’è che già associazioni e federazioni hanno espresso il loro fermo e forte disaccordo per una simile proposta – un provvedimento iniquo secondo l’Intersindacale della dirigenza medica – che dimostra tutte le falle e i limiti del sistema sanitario nazionale italiano. Eppure sembra una scelta inevitabile per diverse ragioni che esulano le responsabilità collettive.
Medici in pensione a 72 anni: è possibile?
Ma è davvero necessario e anche sostenibile aumentare l’età pensionabile fino a 72 anni? Nel dettaglio l’emendamento numero 4.138 di De Poli si legge come intanto non si tratti di una manovra obbligatoria: “A decorrere dal 1° gennaio 2023 e sino al 31 dicembre 2026, il limite di età per il collocamento di ufficio a riposo venga elevato su base volontaria alla data del settantaduesimo anno di età per il personale medico, dipendente o convenzionato, del Servizio sanitario nazionale. Questa facoltà viene estesa anche al personale medico in servizio presso strutture private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, e ai docenti universitari di medicina e chirurgia”.
Il tutto per un costo complessivo di 10 milioni di euro in meno da parte dello Stato. Ma non solo. Oltre a un’importante questione economica, la misura è volta a “fronteggiare la carenza di medici specialisti e di specialisti biologi, chimici, farmacisti, fisici, odontoiatri e psicologi”, come si legge nel secondo emendamento del capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo.
A questa prospettiva, ovviamente, ha già risposto il presidente della Fnmoceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) Filippo Anelli che ha spiegato come colmare l’assenza di personale aumentando l’età pensionabile sia posta in questi termini una misura inefficace. Far lavorare i medici oltre i 70 anni non può essere la normalità. “La soluzione vera è quella di rendere attrattivo il sistema”, ha sottolineato invece.
Tuttavia, date le circostanze e la crisi del sistema sanitario nazionale italiano, la misura straordinaria ha una sua ragion d’essere nell’attesa che si formi un numero adeguato e competente di giovani medici. Possibile ovviamente solo grazie all’aumento delle borse. “In ogni caso, meglio un medico ultrasettantenne, ma abilitato e con esperienza, di un medico extracomunitario assunto senza certezza dei suoi titoli, della conoscenza della lingua italiana e non iscritto ai nostri Ordini, o di un altro professionista messo a fare il lavoro del medico”, ha concluso Anelli.
Articolo di Karola Sicali