Quello delle poche nascite, a quanto pare, non è un problema solo italiano e c’è un Paese che, addirittura, rischia di “non funzionare più” per questo motivo. È stato il premier a spiegare per quale motivo
Un Paese che rischia il ‘collasso’ sociale per via delle poche nascite? A quanto pare il problema non interessa solo l’Italia, paese che deve fare i conti con un costante invecchiamento della popolazione: basti pensare che nel 2021 i nati sono stati appena 400.249, in calo dell’1,1% rispetto al 2020 e di quasi il 31% rispetto al 2008, considerato l’anno di picco più recente. Un trend al ribasso che ha portato la popolazione italiana ad avviarsi, dai 60 ai 59 milioni di persone.
Tanto da spingere Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istituto nazionale di statistica, a dichiarare che se i numeri continueranno di questo passo ,”con il passare del tempo la popolazione perderà la sua fisionomia iniziale: stante l’aspettativa di vita alla nascita di circa 80 anni, 400mila nascite sono compatibili con una popolazione che nel lungo periodo si ferma a poco più di 30 milioni, non di 59 come è adesso”.
Ebbene, c’è un altro Paese che sta vivendo una situazione analoga e che rischia di ritrovarsi in una situazione pericolosa tanto da spingere il premier a lanciare l’allarme. Stiamo parlando del Giappone che, a causa delle poche nascite, rischia “di non funzionare più” come denunciato dal primo ministro Fumio Kishida, il quale ha spiegato che “il Paese è al limite della possibilità di continuare a funzionare come società”. Una crisi demografica che, se non verrà invertita la rotta, potrebbe dunque avere conseguenze drastiche: per tale motivo il premier ha chiesto al Parlamento di intervenire agendo “ora o mai più”.
La notizia riportata dalla Bbc sulla base di quanto pubblicato dai media locali ha fatto rapidamente il giro del mondo ed è accompagnata dai numeri: il Giappone ha 125 milioni di abitanti e solo nel 2022 avrebbe fatto registrare un calo di 800mila nascite, un numero enorme che, se si ripetesse anche per il futuro, potrebbe compromettere la stabilità sociale ed economica di questo stato. Le autorità nipponiche sono ben consapevoli della crisi demografica in atto ed il governo ha anche istituito, a tal proposito, un comitato di esperti per redigere un rapporto definito preoccupante. Qui viene spiegato che, senza troppi giri di parole, il tema della natalità riguarda “la sopravvivenza stessa della nazione”.
Da qui la decisione del premier di rivolgersi ai parlamentari esortandoli a “compiere un ulteriore sforzo” portando avanti politiche per facilitare la natalità e la successiva crescita dei figli. Si tratta, ha spiegato, dell’investimento “più efficiente per il futuro” e per questo è necessario invertire la tendenza puntando alla riduzione della denatalità. Per tale ragione Kishida ha deciso di impegnarsi in prima persona allo scopo di a “creare un’economia e una società in cui vengano per primi i bambini”.
Come? Istituendo, dal mese di aprile, un’Agenzia per i bambini e le famiglie. Si punta inoltre al raddoppio, nell’arco del 2023, della spesa a sostegno dell’infanzia. Masanobu Ogura, ministro responsabile per l’implementazione di tali politiche, sta lavorando dopo essere stato incaricato dal capo del governo, ad un piano per mettere concretamente in atto tali linee guida. Perché, il premier lo ha ribadito, si tratta di un tema della massima priorità per il Paese e tre saranno le aree di intervento: dal sostegno economico diretto rivolto alle famiglie con figli a carico alla riforma delle ‘consuetudini di lavoro’ allo scopo di creare un migliore equilibrio tra vita lavorativa e personale. Infine si punterà al potenziamento di tutti i servizi per l’infanzia.
Articolo di Daniele Orlandi
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