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Curiosità

La sinistra e i suoi eroi stagionali | Che fine ha fatto l’ex Premier britannico Tony Blair?

Tony Blair è stato per tre volte il primo ministro britannico e le sue politiche interne hanno modificato la Gran Bretagna, cosa fa oggi?

Tra le figure politiche di grande spicco degli novanta, Tony Blair è stato sicuramente il politico di sinistra più influente dell’ultima parte del XX secolo, non solo per la Gran Bretagna, ma anche nel contesto europeo e in quello mondiale. Nato ad Edimburgo nel 1953, Anthony Charles Blair ha cominciato ad interessarsi alla politica in periodo universitario, entrando a far parte dei giovani laburisti nel 1975.

L’ex ministro britannico Tony Blair (Political24.it)

La sua ascesa politica è stata rapida e alla fine degli anni ’80 era già una delle figure di maggiore interesse del partito laburista. Ciò che aveva permesso a Tony di ottenere così tanto consenso era la sua visione politica in rotta con le tradizioni del partito, da decenni molto attento alle tematiche sociali dei lavoratori, ma anche bloccato su posizioni economiche e social troppo antiquate.

L’inizio della sua scalata al vertice della politica britannica è cominciata nel 1992, quando è stato eletto segretario del partito laburista dopo la morte del suo predecessore John Smith. Quest’ultimo aveva già avviato un processo di modifica delle politiche di sinistra del partito insieme a Neil Kinnock, lo stesso che ha completato la transizione proprio insieme a Blair.

Una volta a capo del partito, Tony Blair ha deciso di concentrare il programma sul riconoscimento dei diritti dei cittadini. L’allora leader dei laburisti considerava ogni persona in funzione dell’interconnessione con le altre nel tessuto sociale, ma poneva una decisa attenzione sul garantire la giustizia sociale, dunque la concessione di pari diritti e pari opportunità a tutti i cittadini. Se questa visione era affine a quella del partito, quella economica volta all’accogliere senza riserve il capitalismo fu materia di discussione e spaccature in seno ai laburisti.

Tony Blair, i tre mandati e le politiche di successo

Nelle elezioni del 1997, Tony Blair ha dominato alle urne ed è stato eletto dal popolo britannico con una maggioranza schiacciante. Il più grande successo di quel primo mandato è stata sicuramente l’ottenimento della pace in Irlanda: con la firma del documento denominato “Accordo del Venerdì Santo” si pose fine alle guerre intestine in Irlanda del Nord e venne ottenuta una risoluzione pacifica tra Irlanda del Nord e governo irlandese, permettendo la nascita di nuove istituzioni e di accordi economici.

Sicuramente meno noto fuori dalla Gran Bretagna, ma importante per la struttura sociale del Paese è stata la decisione di decentralizzare il potere, permettendo la formazione del parlamento scozzese e quella dell’Assemblea nazionale del Galles. In quello stesso periodo Blair ha anche modificato costituzionalmente il ruolo della Banca d’Inghilterra, prima dipendente dal governo e da quel momento completamente indipendente.

Sempre al primo mandato risale la decisione di istituire un governo londinese locale, la cui amministrazione sarebbe dipesa dal sindaco di Londra e dal suo parlamento. Con un’altra legge di quel primo mandato Blair ha poi  garantito la libertà di informazione. Nel secondo mandato la politica che fece maggiore scalpore: con una prima legge modificò la legge sui diritti LGBT, consentendo maggiori garanzie e tutele per la comunità. Una seconda legge, datata 2002, concesse ai membri della comunità LGBT britannica di adottare dei figli. L’anno successivo è stata promulgata una legge contro l’omofobia e quello dopo ancora una legge che sanciva il diritto al cambio di sesso dei transessuali.

Politica estera, critiche, il rischio processo e gli ultimi anni

Se dal punto di vista della politica interna i tre mandati di Tony Blair verranno ricordati positivamente per le politiche sociali e progressiste, per quanto riguarda quella estera ci sono state sempre maggiori perplessità. Sin dal primo mandato l’ex premier britannico ha sposato la politica estera degli USA ed ha rinnovato il pieno sostegno anche nel 2001 (secondo mandato) quando Bush ha deciso di invadere Afghanistan e Iraq.

In particolare la guerra in Iraq ha suscitato violente polemiche in UK. L’allora primo ministro dichiarò che la partecipazione del Regno Unito alla guerra era finalizzata al disarmo nucleare dell’Iraq e non al rovesciamento del governo di Saddam Hussein. La stampa inglese lo accusò di aver partecipato attivamente allo scoppio della guerra in Iraq e di aver manipolato informazioni e deputati pur di fare votare favorevolmente all’ingresso in guerra.

Il politico smentì seccamente le accuse e negò di aver mentito riguardo le motivazioni della guerra. Le indagini sulla questione avevano aperto alla possibilità che Blair finisse sotto processo, ma alla fine la sua posizione è stata archiviata nel 2017. Quello stesso anno si è esposto pubblicamente criticando la decisione di staccarsi dall’Unione Europea. Blair era sfavorevole alla Brexit ed ha cercato di utilizzare l’influenza che gli rimaneva per evitare questo passo. Il popolo britannico però non lo vedeva più di buon occhio per via del suo rapporto con gli USA e per il suo ruolo nella guerra in Iraq e di fatto la sua contrarietà non ha spostato gli equilibri.

L’ex ministro britannico Tony Blair (Political24.it)

Per quanto riguarda il suo ruolo politico – eccezion fatta per la questione Brexit in cui si è espresso pubblicamente – Tony Blair ha lasciato i laburisti ed il parlamento europeo già nel 2007, quando fu costretto a dimettersi in seguito alle polemiche nate riguardo la sua politica estera. Nel 2016 si è convertito al cattolicesimo e ora vive in serenità la pensione insieme alla moglie. Spesso viene chiamato come esperto o ospite di spicco di conferenze e summit su varie tematiche, di tanto in tanto concede anche delle interviste televisive.

Articolo di Fabio Scapellato

Michele

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