Il Ministro della Cultura ha scatenato il caos sostenendo che i valori di Dante Alighieri sono gli stessi della destra politica italiana.
Prima di addentrarci nella querelle sorta tra il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (esponente di Fratelli d’Italia) e la sinistra, bisogna precisare che appropriarsi di una figura storica piegandola alle logiche attuali è insensato. Valutare un personaggio storico ed il suo pensiero, decontestualizzandolo dalla sua epoca storica per inserirlo nel contesto attuale non ha senso ed è impossibile da fare.
Questo di base pare fosse il concetto che il Ministro della Cultura voleva esprimere in occasione della kermesse milanese di Fratelli d’Italia. Il fatto è che per esprimere l’esigenza di slegare la cultura da una fazione politica si sia scomodato il Sommo Poeta e questo è stato percepito dall’esterno come un tentativo di piegare la storia alle esigenze del partito di cui Sangiuliano è rappresentante.
Inoltre ci sarebbe da sottolineare come il discorso sarebbe da fare in maniera ampia e sfaccettata e che una simile discussione non potrebbe essere liquidata con alcune frasi di circostanza o con delle iperbole come fatto dal Ministro. Se è vero che la cultura non ha proprietari politici, è anche vero che ci sono degli autori e dei pensatori che autonomamente aderiscono ad un pensiero o ad un altro – parlando di scrittori e artisti odierni o comunque appartenenti al XX secolo – e questo è un dato di fatto difficile da contestare.
Dante Alighieri era di destra? L’affermazione di Sangiuliano e le polemiche
L’iperbole, come chiamata da Sangiuliano, non è esattamente azzeccata, proprio perché, come detto sopra, è impossibile contestualizzare il pensiero di un personaggio storico vissuto secoli prima delle formazione del pensiero politico attuale. Pensiero politico attuale che è già diverso da quello che veniva considerato di destra o di sinistra all’inizio del XX secolo.
Il Ministro della Cultura ha dichiarato, consapevole delle discussioni che sarebbero nate, che Dante Alighieri potrebbe essere considerato il fondatore del pensiero politico di destra in Italia e ne ha anche spiegato il motivo: “Quella visione dell’umano, della persona che la troviamo in Dante, ma anche la sua costruzione politica, credo sia profondamente di destra. Quindi la destra ha cultura, deve solo affermarla”.
Per visione dell’umano e della persona, probabilmente si riferisce ai valori cattolici di cui è intrisa l’opera di Dante, mentre per formazione politica probabilmente fa riferimento al senso di appartenenza alla patria e all’attaccamento alle proprie radici culturali. Il ragionamento, ripetiamo, non è applicabile a Dante, poiché viveva in un’epoca differente, in un contesto sociale completamente diverso da quello attuale. Seguendo lo stesso principio si potrebbe dire che anche Manzoni fosse di destra, solo perché desiderava come molti nella sua epoca che la dominazione straniera in Italia avesse fine.
Risulta evidente che una simile lettura di Dante rappresenti un tentativo di piegare la cultura al pensiero politico della destra attuale e si capisce perché diversi esponenti della sinistra si siano arrabbiati. Fratoianni ad esempio ha scritto: “Piegare la verità secondo proprie necessità, sottomettere la storia alla propria narrazione. È questo che fa la destra”. Pina Picerno ha risposto con una citazione: “L’unica cosa certa è che Dante metterebbe questo governo nel girone degli ignavi”.
Diciamo dunque che se l’obbiettivo era quello di far capire che la cultura non ha bandiera, attribuire come esempio – probabilmente provocatorio – l’origine della cultura di destra al Sommo Poeta non è il modo corretto per fare passare questo messaggio. Sangiuliano infatti non dice: “Potrei asserire che…”, ma “Ritengo che il fondatore della cultura di destra in Italia sia…”. Non solo il Ministro non la pone come provocazione, ma successivamente ne dà una spiegazione, dunque dalle sue parole si evince che è convinto che sia come dice lui.
Articolo di Fabio Scapellato