Vi ricordate di Francesco Rutelli? Oggi, lontano dalla politica, pare aver chiaro cosa non debbano fare gli ambientalisti, gli stessi che per tutti gli anni Settanta hanno animato le piazze italiane e i palazzi del potere in maniera radicale.
Nel lontano 1980, Rino Gaetano cantava “partono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri”. Con la sua immortale e semplice “Ti ti ti ti”, il cantautore aveva fatto centro. Non è facile mantenere gli ardori giovanili per una serie di ragioni difficile da racchiudere in un solo articolo ma che, nel nostro piccolo, anche noi abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita.
Fatto sta che mantenere fede a se stessi e alle promesse di un mondo diverso quando ancora non si fa realmente parte del mondo mette in crisi anche i migliori incendiari. Uno di questi è sicuramente Francesco Rutelli, classe 1954, che negli anni Settanta è stato uno dei protagonisti più importanti del movimento ambientalista e del partito radicale. Nel 1979, Rutelli ne diventa il segretario nazionale e da allora inizia una serie di battaglie per i diritti umani, civili, la giustizia (come il “caso Tortora”), il disarmo e l’ambiente, tanto da farsi arrestare nel 1981 “Grazie a un volantino contro la centrale nucleare di Latina. Tre giorni di carcere, utilizzando una vecchia legge ereditata dal fascismo”, ha spiegato lo stesso politico in un’intervista rilasciata a ‘La Repubblica’.
Da quel momento, però, Francesco Rutelli diventa un volto fisso e importante della politica italiana, proprio grazie al suo fervente attivismo che gli consente nel 1983 di essere eletto alla Camera dei deputati diventando poi presidente del gruppo parlamentare radicale. Ma non solo.
Dopo l’esperienza con i Radicali, Rutelli ha fondato una nuova formazione ecologista e progressista, i Verdi Arcobaleno, che si batteva per l’effetto serra, le emissioni di anidride carbonica e il disboscamento delle foreste tropicali. Tutti temi oggi attuali e anche più pressanti, proprio perché il tempo a disposizione per salvare il nostro Pianeta sta terribilmente finendo.
Eppure, l’ex sindaco di Roma che ha fatto sue tutte l
e proteste non violente e la lotta continua per la tutela ambientale, oggi – abbandonata definitivamente la politica dieci anni fa- guarda con occhio severo, critico e distaccato tutte le proteste politiche dei giovani attivisti di oggi, gli stessi che hanno lanciato vernice arancione lavabile su Palazzo Madama.
“È magnifico che cresca la sensibilità ambientalista fra i più giovani. Il cambiamento climatico oggi è il tema numero uno”, ha spiegato Rutelli sempre a ‘La Repubblica’. “Ma i modi scelti, un po’ da congiurati, un po’ da guerriglia non violenta, non avvicinano questi temi alle persone comuni. E c’è bisogno proprio di questo: di un’alleanza col popolo per una rivoluzione green. Altrimenti il rischio è un remake dei gilet gialli, nati da una micro tassa di Macron sui carburanti. Si mette il paese profondo contro i cittadini con pose da illuminati. Le prediche col ditino alzato, “voi siete complici”, non funzionano“.
Effettivamente, è abbastanza difficile coinvolgere criticando, anche se si tratta dello stesso identico modus operandi di quasi 50 anni fa. Eppure ora fa paura perché a essere criticato è proprio chi scendeva in piazza. Un ricambio generazionale più forte e sicuro che incute timore e impone una riflessione forzata. Ma quale sarebbe quindi la soluzione per Rutelli se le rimostranze pubbliche ed eclatanti non funzionano?
“Senza criminalizzare nessuno, bisogna insistere nel dialogo”; ha chiarito l’ex sindaco di Roman. “Più che blitz, aiutare le persone a formarsi una coscienza e partecipare. Qualcuno pensa davvero di far sentire in colpa un automobilista che sta accompagnando la madre a fare la chemio o la gente che sta andando al lavoro? Non vanno colpevolizzati i passanti. Vanno coinvolti e motivati”.
Articolo di Karola Sicali
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