Qual è effettivamente il mercato del lavoro in Italia e perché si avverte una disparità netta tra offerte e realtà? A questa domanda risponde un neo-laureato con un’incredibile ricerca.
Col nuovo anno non mancano di certo tutti gli inghippi legati al mondo del lavoro e al reddito di cittadinanza, un sussidio statale considerato competitivo soprattutto dalle aziende che lamentavano la carenza di lavoratori proprio a causa del reddito.
Ora, trattandosi di un sussidio statale, è più che spontaneo chiedersi quale sia la paga di partenza in relazione non solo alle ore di lavoro effettivamente svolte, ma anche rispetto al netto o al loro della paga e del tipo di contratto applicato, per non parlare anche di alcuni ormai “comfort”, come ferie e malattia pagate o ancora contributi versati. Insomma, troppa carne sul fuoco, eppure, in un’intervista a Repubblica il sottosegretario al Welfare Claudio Durigon (Lega) ha affermato come il lavoro ci sia e che quindi il reddito di cittadinanza, nella sua formula attuale, sia solo controproducente.
“Lo Stato ha il dovere di prospettare soluzioni agli occupabili”, ha dichiarato ancora Durigon. “Noi lo togliamo solo a chi può lavorare e si adagia nella sua condizione attuale. La vera sfida non è dare un sussidio, ma il lavoro. E le offerte non mancano, visto che le aziende cercano 500 mila lavoratori secondo Anpal-Unioncamere”. Eppure, se l’offerta è così vasta, perché la domanda sembra ignorarla totalmente?
Davvero i giovani non vogliono lavorare o faticare a prescindere dalla retribuzione e da tutte le condizioni lavorative più o meno vantaggiose? Se l’è chiesto un ragazzo neo-laureato che, partendo dalla sua esperienza, ha deciso di condividere sui social un’incredibile ricerca.
Il lavoro che non c’è: storie di ordinarie application a vuoto
Su Reddit un ragazzo neo-laureato ha deciso di parlare della sua esperienza personale per dimostrare come il lavoro alla fine non sia così immediato o semplice da ottenere come prospettato. Sì, un’esperienza non fa statistica, ma dimostra un modus operandi che riguarda e coinvolge molti giovani che hanno condiviso sotto il post il punto di vista del neo-laureato.
L’autore ha anche spiegato come: “Mi sono laureato a una magistrale (settore progettazione e design), forse non c’è abbastanza mercato nel mio settore, ma questi sono i risultati puntando principalmente le grandi città come Roma, Bologna, Torino, Milano…
I dati provengono solo dalle candidature via LinkedIn. La cosa che trovo assurdo è che generalmente nessuno invii feedback, neanche con la posta bot automatica (cosa molto frequente con le applicazioni all’estero).
Sinceramente inizio questo 2023 con qualcosina grazie a un part-time come tutor online, ma sono un poco scoraggiato devo ammettere. Non per dire la solita frase, ma la voglia di emigrare è sempre più grande”.
Nello specifico, infatti, come mostra il grafico, il ragazzo da giugno a dicembre 2022 ha inviato ben 56 candidature su LinkedIn, di queste solo 24 sono state viste, ma poi solo 10 aziende hanno poi effettivamente scaricato il curriculum, un numero esiguo rispetto alle posizioni aperte. Ma non finisce qui. Anche se in questo caso subentra poi la ricerca personale dell’azienda della figura migliore per il ruolo.
Solo 4, infatti, hanno poi contattato il ragazzo per un colloquio, uno però è stato annullato. Alla fine, dei 3 colloqui, 2 aziende non hanno più contattato il ragazzo, mentre l’unica superstite ha poi ingaggiato il giovane con un part-time a 500 euro al mese. Considerando gli stage full-time a 600 euro, si tratta comunque di un “buon” punto di partenza, ma non sufficiente, soprattutto se l’offerta langue come ha dichiarato Claudio Durigon, ma forse non su LinkedIn.
Articolo di Karola Sicali