Una delle canzoni di Natale tra le più amate, Jingle Bell, nasconde un segreto oscuro legato al razzismo contro gli afroamericani.
Una slitta che viaggia nella notte sulla neve richiama subito l’idea di Babbo Natale impegnato a consegnare i doni ai bambini. Sembrerebbe questa la storia raccontata da Jingle Bells, una delle canzoni più amate ed eseguite durante le feste natalizie. E invece dietro un testo apparentemente innocuo si nasconde una presa in giro a sfondo razzista contro gli afroamericani.
Questa e altre storie da non credere, che ispirarono le canzoni natalizie più celebri, sono state raccolte nel libro ‘Last Christmas’ di Enzo Romeo, caporedattore-vaticanista del Tg2. Romeo ha scelto i dieci motivi natalizi tra i più famosi, composti per celebrare la nascita del Bambinello o per motivi non riconducibili all’espressione di un sentimento religioso, dietro i quali si nascondono la “vita e le esperienze personali degli stessi autori”.
Ad esempio, non tutti sanno che Last Christmas fu scritta dal cantante britannico George Michael nel 1984 per ricordare la perdita di un amore omosessuale avvenuta proprio nel giorno di Natale.
Le dolci note di Jingle Bells, canzone che forse più di ogni altra rappresenta lo spirito natalizio, furono scritte nel 1857 da James Pierpoint, autore squattrinato che la compose per mettersi in tasca qualche soldo. Pierpoint si ispirò alle slitte che in inverno negli Stati Auniti D’Ameica venivano guidate dagli afroamericani ed erano munite di campanelli che servivano a segnalare il loro arrivo agli incroci delle strade.
La canzonetta ebbe grande successo soprattutto negli spettacoli di genere, chiamati Minstrel Show, durante i quali gli attori, rigorosamente bianchi, uscivano in scena con i volti dipinti di nero per prendere in giro proprio la gente di colore, cantando per l’appunto Jingle Bells, tra le risate e gli sberleffi razzisti del pubblico.
Di senso opposto la canzone Happy Christmas, altro grande successo natalizio scritto dal compianto e indimenticabile John Lennon nel 1971, per celebrare i temi più cari all’allora movimento pacifista, che combatteva contro la guerra, per la pace nel mondo, per l’uguaglianza e il libero amore.
Nel tempo è accaduto che alcune canzoni scritte per le chiese protestanti e presbiteriane siano state poi adottate dai cattolici, come Joy to the World, scritta nel 1719 dal pastore inglese Isaac Watts, non per festeggiare la nascita di Gesù, bensì per “cantare la gioia per la Parusia, ovvero la seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi”.
Articolo di Michele Lamonaca
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