Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, non si pente e anzi rivendica il gesto che ha scatenato la rabbia dell’opposizione e della comunità ebraica.
Al cuore non si comanda, anche se si riveste la seconda carica dello Stato. Ignazio Larussa rimane fermo sulla sua posizione e si di dice per nulla pentito d’aver celebrato il compleanno del Movimento Sociale Italiano, nato il 26 dicembre 1946.
Ovviamente tra le opposizioni si è scatenata la bufera, tanto che il Pd ha chiesto le sue dimissioni, ma il Presidente della Senato tiene botta e replica alle accuse senza fare un passo indietro. A chi gli ricorda che la seconda carica dopo quella del presidente Matterella dovrebbe avere un atteggiamento super partes replica dicendo di avere il diritto di esprimere le proprie idee.
Non importa se queste scatenano un caso istituzionale. Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana, e Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche, hanno reagito duramente: “Quando si ricoprono ruoli istituzionali il nostalgismo assume, contemporaneamente, contorni gravi e ridicoli“. Ma La Russa va avanti per la sua strada, come dimostra l’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Isabella Rauti, sottosegretaria alla Difesa nonché figlia dell’ex segretario del Movimento Sociale Italiano Pino Rauti, è stata la prima ad uscire allo scoperto festeggiando il compleanno del partito di estrema destra nato nel 1946. “Onore ai fondatori e ai militanti missini”, ha scritto la Rauti, invogliando così Ignazio La Russa.
“A quel punto, ho deciso di intervenire anche io”, ha spiegato al Corriere il Presidente del Senato. Ed ecco apparire su Instagram un post: un vecchio manifesto missino accompagnato da poche righe per ricordare il padre, uno dei fondatori del Movimento Sociale Italiano in Sicilia.
Visto allora che la liturgia istituzionale vorrebbe nel presidente del Senato una figura distaccata dalle beghe politiche e da certe questioni spinose, il giornalista del Corriere ha chiesto a La Russa se Giorgi Meloni in queste ore gli ha fatto la ramanzina o se comunque ammette di aver sbagliato.
“Non mi è giunta alcuna sua critica”, dice a proposito della Meloni. E comunque “me ne frego della liturgia! La verità è che, quando esprimo le mie idee, rosicano“, aggiunge il presidente del Senato con tono sarcastico e per nulla preoccupato. “Se volevano qualcuno per dirigere il traffico dell’aula di Palazzo Madama, avrebbero potuto eleggere un semaforo. Io non rinuncio, e non rinuncerò mai, al mio pensiero“.
La seconda carica dello Sato punta i piedi: “Ho le mie idee. Non le rinnego. E ho il diritto di celebrare la figura di mio padre con orgoglio”. Per La Russa il problema non sussiste, stessa cosa non si può dire per l’opposizione che chiede le sue dimissioni e per la comunità ebraica che insorge, scatenando la bufera.
Articolo di Michele Lamonaca
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