Uber guarda ai viaggi con i bambini a bordo e ha lanciato, in una città, un’opzione per prenotare veicoli dotati di un accessorio in più. Ma ci sono già molte preoccupazioni a riguardo
Puntare ai più piccoli nell’ottica di incrementare le prenotazioni dei viaggi. Ci sta pensando Uber, la famosa azienda statunitense, la sede è a San Francisco, che dal 2009 fornisce, attraverso un’app ad hoc, un servizio di trasporto automobilistico privato mettendo in diretto collegamento autisti e passeggeri. Che negli ultimi giorni ha lanciato, per il momento in una sola città, un’opzione per prenotare veicoli dotati di un apposito accessorio per bambini.
Stiamo parlando del seggiolino per auto, uno strumento di fondamentale importanza quando si viaggi con bimbi piccoli che, presente nei veicoli, potrebbe consentire di catturare un target di persone più ampio ampliando così il quantitativo di corse quotidiane. Ma non è tutto perché Uber starebbe anche valutando la possibilità di consentire ai minori non accompagnati di utilizzare il servizio.
La politica di Uber attualmente richiede che almeno un passeggero presente a bordo del veicolo prenotato abbia più di 18 anni, regola del resto adottata dalla maggior parte di società di condivisione delle corse. Ma, in particolare negli Stati Uniti, si parla già da tempo di servizi di ride-share rivolti in modo specifico ai bambini che consentono ai genitori, mediante un’app, di programmare le corse per i propri figli che verranno poi prelevati da un’autista e portati ovunque debbano recarsi, dalle attività del doposcuola agli appuntamenti dal medico.
Tra crisi ed impegni quotidiani sempre più pressanti, molte famiglie si ritrovano ad avere sempre meno tempo a disposizione e sono alla disperata ricerca di alternative migliori per portare i propri figli ovunque debbano recarsi. Ma la possibilità di corse rivolte esclusivamente ai bambini non è vista di buon occhio: se da un lato potrebbe risolvere l’annoso problema della mancanza di tempo da parte dei genitori, dall’altro si teme che possa rafforzare l’eccessiva dipendenza dalle automobili, dannosa per la salute ed il benessere dei bambini.
È quanto emerge da uno studio australiano dal quale emerge che la maggior parte dei genitori non sarebbe disposta a lasciare che i propri figli utilizzino un servizio di condivisione dei viaggi senza essere accompagnati da uno di loro. O per lo meno che prima vengano superati alcuni ‘ostacoli’ come l’essere in grado di decidere il percorso del veicolo, la professionalità all’interno di veicolo di della persona in grado di guidare, la presenza di un adulto designato in attesa presso la destinazione del minore e caratteristiche tecnologiche quali il tracciamento GPS e le telecamere bidirezionali per comunicare con il bambino durante il viaggio.
I viaggi specifici per bambini sembrano essere una risposta logica al problema dei genitori impegnati e Uber non è il primo servizio di auto che guarda ai bambini; tuttavia è possibile che ai benefici si affianchino nuove ansie per i genitori, preoccupati della sicurezza dei propri figli in compagnia di un adulto sconosciuto. E che anche se le tecnologie si sviluppassero in tal senso consentendo il monitoraggio in real time del bambino, tali ansie permangano oltre a sollevare ulteriori questioni etiche legate alla privacy.
Inoltre la dipendenza dei bambini dall’auto influisce anche sulla loro salute con rischi legati a minore attività fisica, problemi di sicurezza stradale, inquinamento atmosferico. Potrebbe inoltre amplificare questioni sociali ed economiche con servizi che tenderebbero ad essere di natura esclusiva diventando più accessibili per coloro che sono benestanti o normodotati; il pendolarismo passivo in assenza di adulti lo diventerebbe ancora di più riducendo ulteriormente le loro opportunità di costruire la propria identità sociale e sviluppare fiducia in sé stessi. E, questione non meno importante, sia i genitori che i figli attribuiscono un alto valore all’aspetto di unione dei viaggi di famiglia a scuola e delle attività extrascolastiche, anche quando si viaggia in auto. I servizi di ride-sharing per soli bambini ridurrebbero il tempo trascorso insieme.
Articolo di Daniele Orlandi
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