Sembriamo tutti così fieri della nostra Italia ma, di fronte alla scelta di lottare per lei, ci tiriamo indietro. Il risultato fa paura: non siamo patriottici
Cantiamo l’inno di Mameli a squarcia gola, quando si tratta di spingere e incitare la nostra nazionale di calcio, per esempio. Negli stadi, ma anche nei palazzetti di qualsiasi altro sport, le parole dell’inno risuonano forti e chiare, segno dell’amore che proviamo per la nostra bella Italia.
Siamo tutti entusiasti, poi, della cultura, dell’arte e della musica italiane, che portano alto il nome della nostra nazione nel mondo e che attirano turisti da ogni zona del pianeta, per la loro esclusività.
Quando però si tratta di passare dall’esaltazione all’azione, cioè dall’ammirazione delle bellezze alla concreta difesa del territorio, qualcosa cambia. Interrogati in merito, infatti, gli italiani hanno dato una risposta chiara: solo in pochissimi, lotterebbero per l’Italia.
Il patriottismo è un sentimento profondo e difficile da spiegare, soprattutto per chi non lo vive. Quando si nasce in uno specifico luogo, infatti, se ne assorbono i modi di fare, i comportamenti e la lingua; se ne imparano le tradizioni, i costumi e gli usi. Dall’altro lato, però, si impara a conoscere anche i suoi difetti e i suoi problemi, spesso irrisolvibili.
Noi italiani siamo ben coscienti del patrimonio artistico e culturale di cui possiamo vantarci ma, al tempo stesso, conosciamo le difficoltà politiche, burocratiche ed economiche che ci contraddistinguono. Interrogati sulla volontà o meno, se mai ce ne fosse la necessità, di scendere a lottare per il proprio paese, gli italiani si sono fatti capire:
Nella classifica, infatti, l’Italia si posiziona con altri stati all’ultimo posto, con una percentuale del 20%: questo significa che solo un italiano su cinque sarebbe disposto a lottare per il proprio paese, se ce ne fosse la necessità. Un risultato che fa dubitare, quindi, dello splendente patriottismo che gli italiani sfoderano a ogni partita di calcio, ad esempio, ma anche dei manifesti di cui i sovranisti si vantano molto, disegnando un’Italia che di fatto non esiste.
Sebbene al momento non ci sia quindi il rischio, se in un futuro l’Italia si trovasse a doversi difendere e se questi risultati fossero realistici, le cose non si metterebbero affatto bene. Obiettivo dell’istruzione delle nuove generazioni, quindi, è quello di far affondare la coscienza comunitaria in una terra più fertile, dove l’appartenenza a una nazione si traduca in partecipazione attiva e, se serve, anche difensiva.
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