Quanto avvenuto nella notte degli Oscar con il colpo in faccia assestato da Will Smith a Chris Rock per la battuta sulla moglie affetta da alopecia ha fatto più notizia dei premi. Una vicenda che suscita disagio. Ecco perché.
Una faccenda tra uomini. Lo schiaffo di Will Smith a un finora parzialmente sconosciuto Chris Rock – almeno alle nostre latitudini – per l’infelice battuta sulla moglie nella notte degli Oscar ha il sapore di una questione regolata alla vecchia maniera. Un’offesa alla propria donna e il colpo in faccia a quello che in quel momento è percepito come un avversario: questa la sintesi di una vicenda che ha lasciato esterrefatti colleghi e pubblico.
Sia chiaro un fatto: le parole su Jada Pinkett Smith sono state del tutto inopportune e fuori luogo. La donna, moglie dell’ex principe di Bel Air, soffre di alopecia, un problema invalidante che colpisce nell’aspetto esteriore e costringe, dunque, la persona che ne è affetta a fare i conti con un cambiamento notevole nella propria immagine. Nulla su cui, in sostanza, fare battute di alcun tipo. E le gag tra colleghi c’entrano ben poco.
È certamente comprensibile che, da marito, Will Smith si sia sentito colpito nell’animo dalla battuta. La malattia l’ha vissuta da vicino. Ma dall’essere feriti al salire sul palco, colpire il responsabile e riscendere proferendo il poco amichevole invito al reo di non pronunciare più il nome della moglie, ce ne corre. Una reazione non proprio da Oscar, la sua. Ed, inoltre, in questa faccenda, c’è una grande assente: la moglie.
La vittima, Jada Pinkett Smith, non è certo salita sul palco per dire la sua e non ha palesato alcuna reazione. Se non a freddo, con un post su Instagram, “questa è la stagione della guarigione e io sono qui per questo”, ha scritto. Una grande eleganza. Ma alcune domande rimangono aperte. Perché a ‘regolare’ la questione è stato lui e non lei e perché farlo con un gesto di violenza in mondovisione in una serata in cui si fa un minuto di silenzio per l’Ucraina? Perché lasciare che l’istinto abbia la meglio sulla ragione nel corso di un evento festoso ma in un contesto di preoccupazione per i noti eventi internazionali e con ancora nelle menti di tutti le conseguenze della pandemia, peraltro non ancora terminata?
Tra i due, Smith e Rock, ci sarebbero vecchie ruggini, come emerso da varie ricostruzioni giornalistiche. Ma la battuta sulla testa rasata della moglie ha fatto scattare una molla. Si è anche ipotizzato che sia stata una gag costruita a tavolino o che vi sia qualcosa che non torna nella reazione presumibilmente un po’ tardiva di Will Smith. Ma, al di là di ipotesi e ricostruzioni, rimane un inequivocabile dato di fatto. Lo schiaffo o pugno che sia – si è disquisito anche di questo – è stato un fatto con cui lui, l’uomo ferito, (più di lei, la vera vittima?), ha regolato una questione aperta con un atto di violenza.
“L’amore fa fare cose folli”, ha detto Will Smith, che ha anche trionfato nella notte degli Oscar con “King Richard”. Una vittoria accompagnata dalle lacrime, cui sono seguite, su Instagram, le scuse dell’attore. Il quale ha definito il suo comportamento “inaccettabile” e ha parlato di reazione “emotiva”, condannando poi la violenza come “distruttiva”.
Tutto questo non cancella alcuni inquietanti interrogativi. Perché è vero che per amore si fanno tante cose, ma quando l’istinto supera la razionalità in modo così eclatante, così prorompente e così fuori controllo, viene da chiedersi se si agisca più spinti dall’amor proprio, anch’esso ferito, più che dall’amore per l’altro. In che modo, infatti, l’altro può trarre giovamento da quanto accaduto? Ovvero, in ultima analisi, Will Smith ha realmente agito per difendere la moglie o, in primo luogo, per difendere se stesso e il proprio orgoglio di maschio ferito? E quante donne sono disposte ancora oggi a fare buon viso a cattivo gioco davanti a un atteggiamento del genere da parte del proprio partner?
Senza scomodare categorie di pensiero quali il femminismo e la mascolinità tossica, emerge da questa vicenda un diffuso senso di disagio. Quello che deriva dall’atteggiamento di un comico che avrebbe potuto e dovuto evitare di fare ricorso agli strumenti del mestiere e quello riconducibile a un grande attore che anziché in un film da premio Oscar, si è ritagliato, per una volta, la parte del protagonista in un B-Movie. Con tanti saluti al minuto di silenzio e al messaggio per la pace in Ucraina mostrato nel corso della serata.
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