Flavio Briatore è uno degli imprenditori italiani più famosi al mondo e questo lo sappiamo benissimo. Ma nel corso della sua vita è stato al centro di tante polemiche. Vuoi per la sua vita sentimentale alquanto tormentata, vuoi per le sue attività imprenditoriali spesso contestate, ogni tanto Briatore finisce al centro del mirino degli haters. Questa volta la colpa è del tartufo, sembra assurdo, ma è così. Ma che cosa è successo?
Flavio Briatore è un uomo che non passa inosservato. Non lo fa perché non ha paura di dire la sua, di parlare di sé, nel bene e nel male, di dire la verità ad ogni costo. Non molto tempo fa era stato al centro di una polemica a causa del Twiga – Forte dei Marmi Beach Club, nato nel 2001, che avrebbe sede a Forte dei Marmi, ma si troverebbe in realtà a Marina di Pietrasanta. Questo ‘particolare’ ha scatenato l’ira dell’assessore al Lavori pubblici e all’Ambiente Enrico Ghiselli, che si è scagliato duramente contro l’imprenditore. Da lì una discussione senza esclusione di colpi. Questa volta però Briatore l’ha fatta ‘grossa’ e si è beccato addirittura una denuncia.
Flavio Briatore vuota il sacco: “l’abbiamo comprato a 6.000 euro al kg“
Flavio Briatore è un imprenditore famosissimo e tra le sue attività figura il Cipriani, un lussuoso ristorante di Montecarlo. Il menù del locale è vastissimo: va dal riso, alle zuppe, passando per il sashimi, le insalate, la carne. Insomma ce n’è letteralmente per tutti i gusti.
Ma da quest’anno figura anche un alimento prelibatissimo: il tartufo d’Alba, che è oggi rarissimo da trovare. Sappiamo infatti che la siccità estiva lo ha reso così raro da trovare da permettergli di raggiungere quotazioni da record alla Fiera d’Alba. Da qui nasce l’ennesima polemica, questa volta sfociata in una denuncia. Flavio Briatore, in un video divenuto in pochissimo tempo virale, aveva detto a proposito dei tartufi che aveva prontamente in mano: “Quest’anno in Italia non si trovano, noi li troviamo”.
Questo ha scatenato l’ira di Riccardo Germani, presidente dell’Associazione nazionale Tartufai italiani, che ha firmato un esposto da recapitare ai carabinieri di Milano nel quale viene sollecitato anche il ministero delle Politiche agricole e forestali. Secondo lui, Briatore è colpevole del reato contemplato dall’articolo 517 del Codice penale, cioè la vendita di prodotti industriali con segni mendaci. In sostanza, Germani ritiene che i tartufi mostrati in video dall’imprenditore non provengano da Alba, ma neanche da Monferrato o dalle Langhe. Riccardo Germani ha infatti dichiarato: “Dietro la rete di filiera del tartufo e dei commercianti ci sono importanti aziende di commercializzazione, di trasformazione e vendita di tartufi provenienti dall’estero e venduti o trasformati come italiani”.
La risposta di Briatore su Instagram
Briatore ovviamente non è stato a guardare. Com’è suo solito fare, si è difeso senza mezzi termini, né mezze misure. Ha pubblicato sulla sua pagina ufficiale di Instagram una foto dei famigerati tartufi con tanto di certificato di origine e di garanzia ed ha scritto: “Chi cerca trova… E noi il vero Tartufo Bianco d’Alba lo abbiamo cercato, trovato e comprato (a 6.000 euro al kg, per essere precisi). Ecco la prova per chi ha scatenato il putiferio sulla autenticità e la provenienza dei nostri tartufi”.
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Anche questa volta insomma Briatore si è saputo difendere benissimo ed ha mostrato la sua onestà. Del resto, per un imprenditore del suo calibro nulla è impossibile, neanche reperire qualcosa di irreperibile.