Simone Cristicchi è un cantautore e attore teatrale che ha conquistato la popolarità con la vittoria nel 2007 al Festival di Sanremo. Di quale importante conversione si parla? Che cosa gli è accaduto?
Simone Cristicchi è un musicista di successo che ha colpito il pubblico con la sua incredibile sensibilità che si nota nei suoi testi.
E’ anche un bravissimo attore teatrale protagonista di intensi spettacoli. Il mese prossimo si esibirà con l’orchestra Oida nello spettacolo Paradiso dalle tenebre alla luce. Artista infaticabile dei suoi meravigliosi lavori si conosce ogni cosa, ma di quale conversione si parla? Che cosa è cambiato? E come?
Simone Cristicchi, che fine ha fatto
Ha esordito molto presto nel panorama musicale, già a 17 anni aveva fondato un gruppo rock, pochi anni dopo, grazie al suo talento, ha firmato il primo contratto con un’etichetta pubblicando il singolo Elettroshock. Questo e altri brani più noti gli sono stati ispirati dalla sua esperienza prima come obiettore di coscienza e poi come volontario in un centro d’igiene mentale.
Nel 2005 la sua tenacia lo ha portato a una svolta, il suo ironico Vorrei cantare come Biagio diventa un vero tormentone. L’anno seguente ha tentato di afferrare il trionfo al 56° Festival di Sanremo, posizionandosi secondo con Che bella gente nella categoria Giovani, ma è stato solo l’anno successivo che ha agguantato definitivamente lo scettro vincendo con Ti regalerò una rosa, un testo molto commovente dedicato a chi soffre di problemi mentali.
L’influenza della religione
Un paio di anni fa il cantante ha reso pubblica la sua conversione religiosa raccontando ad Avvenire che secondo un suo amico monaco lui è un cristiano inconsapevole. Un tempo era molto critico verso la Chiesa, ma ora non lo è più. Ha frequentato molti eremi, come quello di Monte Giove a Fano, ed è convinto che la spiritualità vada toccata con mano. Ha anche incontrato Papa Francesco che ha trovato molto gentile e disponibile.
Nel 2019 è tornato sul palco dell’Ariston con Abbi cura di me, un motivo simile a una laude francescana. In un’intervista con Avvenire ha definito la canzone come una preghiera all’amore universale, ma anche una dichiarazione di fragilità, una richiesta di aiuto. Una suora di clausura sua conoscente ne ha parlato come di una preghiera di Dio all’uomo perché anche Lui ha delle debolezze.
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Il suo ritrovato spirito religioso è dimostrato anche dai suoi recenti impegni pubblici, come la partecipazione al Festival Economia e spiritualità o l’appuntamento su Tv2000 con Don Luigi Verdi con la trasmissione Le poche cose che contano.