Albano ha segnato un’epoca con le sua magnifiche melodie. Agli inizi degli anni Novanta fu coinvolto in una causa contro Michael Jackson. Ecco che cosa accadde precisamente.
Albano è uno dei cantanti nostrani più amati dal pubblico ormai da decenni.
Forse non tutti sanno che il pluripremiato musicista nostrano, che tra le varie attività è anche viticoltore, fu coinvolto in un’incredibile battaglia legale con l’artista più conosciuto al mondo. Che cosa successe esattamente? Da cosa nacque il litigio e come si concluse la lotta?
Albano: gli ultimi fuochi artistici con Romina
Dopo un decennio di grandissimi successi in cui canzoni come Libertà e Nostalgia canaglia si erano piazzate ai primi posti nella classifica, la collaborazione artistica con la moglie Romina aveva iniziato a scricchiolare e il 1991 è stato l’ultimo anno in cui si sono presentati insieme al Festival di Sanremo, poi per la riunione sul palco dell’Ariston bisognerà attendere diverto tempo.
A ogni modo fu solo nel 1995 che, dopo vent’anni di album, di tourné in giro per il mondo e tantissima musica, la coppia d’oro prese direzioni artistiche diverse. A cavallo di quegli anni già turbolenti il leone di Cellino San Marco dichiarò guerra al re del pop. Ecco cosa accadde.
La causa per plagio contro Jackson
Nel 1991 il figlio di Albano, Yari, ascoltò Will you be there tratta dall’album Dangerous di Jackson e segnalò al padre la strana somiglianza con I cigni di Balaka. Questo brano risaliva al 1987 e non era molto famoso, ma certo delle sue ragioni l’artista pugliese si rivolse ai propri avvocati e così l’anno successivo partì la causa per plagio.
Dangerous venne sequestrato in tutta Italia con un’ordinanza successivamente revocata, mentre la Sony fece uscire di nuovo l’album del vocalist americano senza la canzone incriminata solo per il nostro Paese. Inizialmente l’autore di Thriller, che era venuto a Roma per difendersi, perse. L’indennizzo era di 4 milioni.
In seguito però una nuova sentenza stabilì che entrambi i brani avevano tratto ispirazione da una canzone del 1939 che non aveva il copyright: Bless You for Being An Angel degli Ink Spots. A loro volta questi ultimi erano stati influenzati da una musica originaria dei nativi americani e dunque non c’era nessuna copiatura, così il nostro musicista dovette pagare le spese processuali.
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La causa non arrivò mai in Cassazione perché i contendenti si accordarono privatamente e nel 2001 Jackson fu completamente scagionato. Ancora oggi Carrisi nega di essersi ispirato ai testi indicati e ritiene che la vera colpa sia stata di qualche collaboratore che secondo lui passò la sua canzone al rivale.